Vi siete mai chiesti che fine facciano le vecchie schede madre dei PC, le console per videogiochi guaste e gli smartphone rotti, una volta che vengono gettati nei rifiuti? Soprattutto, vi siete mai domandati come smaltire i rifiuti elettronici (i cosiddetti RAEE) nel modo corretto e quale impatto possono avere questi ultimi sulla salute umana e sull’ambiente che ci circonda?
Se liberarvi della tecnologia che ha ormai fatto il suo tempo vi causa grossi grattacapi, siete appena capitati, come si suol dire, nel posto giusto al momento giusto: nelle prossime righe di questo articolo andremo a rispondere agli interrogativi posti poc’anzi.
Non mancheremo, infine, di proporre anche il nostro punto di vista su quanto visto nel corso dei vari paragrafi e sulla situazione nazionale ed europea riguardante lo smaltimento dei RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche).
Rifiuti elettronici e ambiente: una minaccia per la salute e per il pianeta
Immaginiamo di avere un potentissimo microscopio e porre sotto la lente d’ingrandimento dello stesso circuiti stampati, processori, condensatori, dissipatori, cavi e tutte le altre componenti contenute all’interno della scocca dello smartphone o del televisore, ormai giunto al termine del proprio ciclo vitale, che ci ha accompagnato per lunghi mesi e anni.
Ebbene, dall’ipotetica analisi emergerebbe che gli elementi citati sopra contengono, in primis, mercurio. Quest’ultimo è in grado di causare modifiche nel sistema neurologico a seguito di prolungata esposizione allo stesso, oltre a tracheite, bronchite, ipertermia ed effetti nocivi su reni e apparato respiratorio. Inoltre, il mercurio può continuare a circolare, se disperso nell’ambiente, per migliaia di anni ed essere assorbito dagli animali. In questo modo entra nella catena alimentare umana.
Anche il Piombo, altro metallo nocivo per l’ambiente e la salute umana, è contenuto nei RAEE. L’avvelenamento da piombo può causare coliche addominali, anemia, disturbi nervosi e perfino encefalopatia e paralisi.
Nei RAEE, inoltre, è presente anche il Cadmio. L’esposizione, anche breve, a questo metallo (ad alto dosaggio), può causare danni al fegato, insufficienza renale e crampi muscolari. Infine, va citato anche il Cromo, elemento cancerogeno la cui inalazione può essere associata all’insorgenza di tumori.
Insomma, proseguire la disamina risulterebbe sterile: siamo di fronte a una potenziale minaccia; senza contare anche il fatto che, giornalmente, vengono bruciate illegalmente tonnellate di cavi elettrici per estrarne il rame, contaminando irrimediabilmente l’aria. I fumi derivati dalla combustione si depositano sul suolo e sulle coltivazioni. I metalli presenti nei RAEE possono, altresì, contaminare l’acqua se non smaltiti correttamente, inquinando i sistemi di irrigazione e le falde acquifere.
La questione, in generale, peraltro, non è certo riconducibile soltanto a un solo problema di inquinamento. Data la complessità della struttura interna delle apparecchiature elettroniche e la moltitudine di materie prime necessarie alla fabbricazione delle stesse, va da sé anche il fatto che quest’ultima è causa di un vero e proprio “sfiancamento” per il pianeta, ai danni delle risorse di quest’ultimo.
Per produrre un solo smartphone, sono necessarie, in media, circa 13 tonnellate di acqua, 18 metri quadrati di suolo e ben 40 elementi presenti nella tavola periodica. Quest’ultimo dato, da solo, è più che sufficiente a fornirci un’idea di quanto beneficio ci sarebbe per il pianeta se i materiali necessari alla produzione di nuovi dispositivi elettronici fossero interamente ottenuti dal riciclo di quelli “esausti”.
È opportuno ricordare a tal fine, infatti, che plastica, alluminio, vetro e rame possono riciclati per più del 90% del loro peso. Possiamo dunque immaginare, in ultima analisi, i RAEE come una vera e propria enorme miniera di materie prime.
Rifiuti elettronici e ambiente: il ciclo di vita dei RAEE e le norme per il corretto smaltimento
Lo smaltimento dei RAEE è disciplinato, in Italia, dal Decreto Legislativo n.151 del 25 luglio 2005 e dal successivo Decreto Legislativo n.49 del 14 marzo 2014. In sostanza, secondo quanto stabilito da queste fonti normative, i RAEE vanno smaltiti presso i centri di raccolta comunali attrezzati presenti sul territorio nazionale.
Questi ultimi, sono più di 4.200 e dispongono di attrezzature che consentono il corretto stoccaggio di questo genere di rifiuti; inoltre, essi collaborano con altre strutture finalizzate al recupero di parte dei preziosi materiali che compongono gli stessi. Nei RAEE, infatti, come accennato in precedenza, sono spesso presenti argento, rame, alluminio, vetro, ferro, piombo, mercurio e perfino oro.
Tutti questi materiali, chiaramente, possono essere impiegati per creare nuovi oggetti, in ottica di economia circolare. Nella maggior parte dei casi, per consegnare i rifiuti presso i centri di raccolta comunali suddetti, è necessario prenotare un appuntamento sulle sezioni specifiche dei siti web del proprio comune di residenza (o quello presso il quale si trova il centro presso il quale intendiamo recarci).
Ovviamente, nel caso dei rifiuti più ingombranti (ad esempio, i grandi elettrodomestici, che vengono raggruppati nella categoria R1 istituita dal D.Lgs n.49/2014), è necessario accordarsi in modo specifico con il personale dei centri in questione per provvedere, laddove possibile, al ritiro a domicilio (solitamente offerto gratuitamente).
Per informazioni dettagliate sui centri raccolta e su quelli più vicini al vostro domicilio, vi consigliamo di servirvi del pratico strumento di ricerca messo a disposizione sul portale CdC RAEE (Centro di Coordinamento RAEE; un consorzio privato partecipato dai produttori di apparecchiature elettroniche domestiche e professionali).
Sulla pagina web che vi abbiamo appena linkato, vi basta servirvi degli appositi menu a tendina mostrati a schermo per scoprire i centri di raccolta presenti nella vostra area (selezionando regione, provincia e CAP).
Una volta raccolti, i RAEE vengono inviati a centri di trattamento attrezzati per la gestione di questi rifiuti che, data la complessa struttura interna, necessitano di apparecchiature specifiche per lo smontaggio e personale altamente formato in tal senso, in grado di provvedere alle laboriose procedure che permettono di trasformare questi oggetti in qualcos’altro.
Nei centri di trattamento i RAEE vengono gestiti mediante alcune fasi. Anzitutto, essi vengono bonificati e, successivamente, vengono messi in sicurezza previa rimozione delle componenti che contengono sostanze inquinanti e, quindi, dannose per l’ambiente. In questo modo, viene evitata la dispersione delle stesse.
A seguito dello smontaggio, vengono separati i vari materiali presenti negli stessi e viene messa in atto la lavorazione meccanica che permette il riciclo e la trasformazione.
Oltre a quanto detto, è bene specificare anche che dal 18 giugno 2010, secondo quanto disposto dal Decreto Ministeriale n.65 dell’8 marzo 2010, i rivenditori di prodotti elettronici devono obbligatoriamente provvedere al ritiro di un prodotto elettronico a fronte dell’acquisto (anche online) di un prodotto appartenente alla stessa categoria da parte di un acquirente (modalità “1 contro 1”).
Il ritiro non è obbligatorio se il prodotto non presenta tutte le componenti essenziali o se contiene elementi “extra” (ad esempio stoviglie o alimenti). Il Decreto Ministeriale n.121 del 31 maggio 2016 ha, poi, disposto che i negozi di elettronica, con area pari o superiore a 400 metri quadrati, ritirino i RAEE di 25 centimetri di lunghezza, senza la necessità di un acquisto da parte del cliente (modalità “1 contro 0”). I negozi di area inferiore, inoltre, possono offrire facoltativamente lo stesso servizio.
Pertanto, se avete difficoltà nel prenotare un appuntamento presso il centro raccolta prossimo al vostro domicilio (o un altro centro analogo), potete contattare i negozi di elettronica nelle vicinanze per sapere se hanno allestito un’apposita area per il ritiro dei RAEE.
Rifiuti elettronici e ambiente: il quadro della situazione sulle pratiche di smaltimento
Al netto di quanto visto finora, possiamo citare uno studio condotto dall’IPSOS per Erion, un sistema multi-consortile senza scopo di lucro per la gestione dei rifiuti. L’indagine ha per oggetto le pratiche di smaltimento dei rifiuti elettronici in Italia e le abitudini degli italiani in questo contesto.
Ebbene, dallo studio in oggetto è emerso che il 61% degli italiani non butta i dispositivi elettronici giunti a fine vita. I dati più preoccupanti sono quelli che riguardano la “Generazione Z”, ossia i nati a partire dal 1997. Il 40% di questi ultimi ha dichiarato agli intervistatori di gettare i caricabatterie esausti nel cestino della plastica o in quello dell’indifferenziata.
Sempre secondo lo stesso studio, il 63% della popolazione presa a campione si è liberato di un rifiuto elettronico nei 12 mesi precedenti e, all’interno di questa percentuale, uno su sei ha gettato il dispositivo ormai esausto nell’indifferenziata, nella plastica o in un bidone, lungo la strada.
Ancora più preoccupante è il dato che riporta che il 79% della popolazione campione è al corrente dei rischi ambientali e sanitari comportati dallo scorretto smaltimento dei RAEE.
In base, poi, a quanto emerso in un rapporto redatto nel 2020 dall’E-waste Monitor, in Europa, soltanto il 17% della quantità totale dei RAEE prodotti nel 2019 è stato riciclato correttamente. La questione, in definitiva, obbliga a una riflessione su un enorme problema, spesso sottovalutato, in termini di rischi sanitari, ambientali e di spreco di risorse.
In base a quanto emerso dalle ultime stime, il 23% degli italiani non è al corrente delle corrette procedure per lo smaltimento dei RAEE e il 15% ha invece difficoltà a raggiungere i centri raccolta. Sicuramente, in questo, andrebbe compiuta una vera e propria opera di sensibilizzazione ed “educazione ecologica” che miri a spiegare, soprattutto ai più giovani, le giuste pratiche per lo smaltimento dei RAEE.
Andrebbe, poi, data diffusione quanto più ampia al contenuto del già citato D.M. 121/2016, ossia che anche i grandi negozi di elettronica possono fare da centri raccolta per i RAEE.
Proprio per ciò che concerne, poi, i centri raccolta veri e propri, andrebbero semplificate ulteriormente le procedure per la prenotazione degli appuntamenti presso gli stessi. Altresì, sia gli organi governativi che i consorzi formati dai produttori di apparecchiature elettroniche, operando in modo congiunto, dovrebbero compiere sforzi particolari, dando maggiore visibilità ai centri raccolta, oltre a operare concretamente alla realizzazione di nuovi centri, nelle zone nei quali essi sono presenti in numero ridotto.
L’obiettivo, in chiave economica, dovrebbe essere quello di ridurre quanto più possibile il dato relativo alla percentuale, fin troppo elevata, di popolazione che accumula in casa i dispositivi elettronici a fine vita. Andrebbero, quindi, incentivate le pratiche relative all’economia circolare. Chi ha in casa queste apparecchiature, stipate inutilmente in cassetti e ripostigli, dovrebbe realizzare il fatto di avere una piccola grande opportunità per fare la propria parte e permettere, così, di far girare più veloce il meccanismo dell’economia circolare.
Infine, sempre citando le stime già proposte, gli sforzi di divulgazione e consapevolezza vanno orientati, in primis, nei confronti di quel 21% di popolazione che non è ancora al corrente della moltitudine di criticità sanitarie e ambientali esaminate in precedenza.
Conclusioni
Il corretto smaltimento dei RAEE è cruciale per la tutela dell’ambiente e quella della salute umana. Tale tipologia di rifiuti, in quanto contenente mercurio, piombo, cadmio, cromo e altri elementi nocivi per l’ecosistema e l’uomo, rappresenta una potenziale enorme minaccia per gli stessi.
Al contempo, tuttavia, i RAEE, se correttamente gestiti e trattati, sono anche una fonte inesauribile (poiché autoalimentante) di materie prime. Vanno compiuti sforzi per sensibilizzare la popolazione sulla natura potenzialmente nociva dei RAEE, su come vanno smaltiti e su tutti i vantaggi, in ottica di economia circolare, che possono derivare dal loro riciclo.
Gli enti governativi e i produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche dovrebbero operare in modo congiunto e sempre maggiore per aumentare le iniziative di divulgazione in merito e aumentare il numero di centri di raccolta presenti sul territorio.