COP 28: raggiunto accordo sul Global Stocktake

Il documento conclusivo del Global Stocktake è stato approvato all’unanimità tra i 198 Paesi e segna un momento senza precedenti nella storia della COP, in quanto sancisce l’inizio dell’era post-fossile.

Il documento è il risultato di un compromesso emerso dalle deliberazioni con le parti interessate, a seguito di un testo precedente che aveva causato una spaccatura con una fazione di Paesi OPEC.

Questi ultimi si erano opposti all’idea di un phase out, un abbandono delle fonti fossili. Tanto che si è riunita una coalizione di attivisti per il clima per chiedere ai leader mondiali:

  • una transizione energetica giusta
  • triplicare le rinnovabili entro il 2030
  • eliminazione rapida ed equa dei combustibili fossili.

conferenza cop 28

Global Stocktake COP 28 cos’è

La COP ha designato il Global Stocktake come punto cardine della 28esima edizione, attirando per questo motivo una notevole attenzione mediatica e dell’opinione pubblica.

Come suggerisce il nome, il Global Stocktake ricopre il ruolo di “inventario mondiale”, consentendo ai Paesi e alle parti interessate di valutare i progressi collettivi verso gli obiettivi delineati nell’Accordo di Parigi del 2015.

Operativamente fornisce indicazioni sulle aree in cui si stanno compiendo progressi e, al contrario, su quelle in cui questi sono carenti.

Di conseguenza, le nazioni possono adeguare o ricalibrare i loro piani d’azione che, in conformità con l‘Accordo di Parigi, devono essere presentati ogni 5 anni.

In questo contesto, il Global Stocktake riconosce la necessità di riduzioni profonde, rapide e durature delle emissioni di gas serra in linea con il percorso degli 1,5 gradi e invita le parti a contribuire agli sforzi globali, secondo modalità determinate a livello nazionale, tenendo conto dell’accordo di Parigi.

 

Cosa prevedono le 8 fasi del Global Stocktake

Il nuovo testo del Global Stocktake sottolinea otto fasi cruciali che i Paesi dovranno seguire,le stesse che sono riportante dell’Accordo di Parigi:

  1. Eliminare i sussidi inefficienti ai combustibili fossili che non affrontano la povertà energetica e non facilitano le transizioni.
  2. Ridurre le emissioni non CO2 a livello globale, in particolare quelle di metano, entro il 2030.
  3. Accelerare la riduzione delle emissioni derivanti dal trasporto su strada attraverso vari strumenti, tra cui lo sviluppo delle infrastrutture e l’adozione diffusa di veicoli a zero o basse emissioni.
  4. Triplicare la capacità globale di energia rinnovabile e raddoppiare il tasso medio annuo di miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030.
  5. Accelerare le iniziative globali verso sistemi energetici a zero emissioni, utilizzando combustibili a zero o a basso contenuto di carbonio ben prima o entro la metà del secolo.
  6. Accelerare gli sforzi per la graduale eliminazione dell’energia prodotta dal carbone.
  7. Abbandonare i combustibili fossili nei sistemi energetici in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico per raggiungere le emissioni zero entro il 2050.
  8. Accelerare lo sviluppo di tecnologie a zero e basse emissioni, tra cui le energie rinnovabili, l’energia nucleare, le tecnologie di cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio, soprattutto nei settori difficili da de-carbonizzare, e la produzione di idrogeno a basse emissioni.

 

Distributori di benzina

“Transitioning away”

Per arrivare a un compromesso tra i Paesi coinvolti il testo del Global Stocktake ha subito

importanti modifiche al linguaggio, alla responsabilità e al riconoscimento di percorsi differenziati.

Risalta soprattutto l’abbandono della dicitura “phase-out” (fuoriuscita graduale) a favore di “transitioning away”. La richiesta è di “transitare fuori dai combustibili fossili nei sistemi energetici in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico”.

Espressioni come questa hanno un peso in ambito comunicativo e negoziale, enfatizzando il concetto di transizione rispetto alla versione precedente, che si concentrava sulla riduzione della produzione e del consumo.

La transizione dovrebbe avvenire in modo da portare il mondo a zero emissioni nette di gas serra entro il 2050. Per raggiungere la soglia concordata, si prevede che il mondo raggiungerà il picco delle emissioni di carbonio entro il 2025, ma a singoli Paesi, come la Cina e l’India, è concessa la flessibilità di raggiungere il picco più tardi.

 

Conclusioni

L’entusiasmo riguardante questo accordo riflette l’importanza di fornire una guida chiara per affrontare la crisi climatica. Soprattutto se consideriamo i difficili equilibri e le diverse priorità dei Paesi partecipanti.

Nonostante la portata storica di questo accordo in quanto per la prima volta si fa riferimento ai combustibili fossili, può sembrare un compromesso al ribasso che tenta di aggregare posizioni molto distanti tra loro ma in realtà è un passo in avanti molto lungimirante.

Ora sarà compito dei governi singoli Stati a tramutare questi accordi in realtà e in azioni concrete.

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