Criptofilantropia: in che modo la beneficenza crescerà grazie alle criptovalute?

Le criptovalute rappresentano oggi un vero e proprio fenomeno mondiale. Il numero degli utenti che possiedono e scambiano criptovalute è in crescita, e secondo le stime raggiungerà 1 miliardo entro la fine del 2022.

Con la crescita della popolarità delle criptovalute è cresciuto anche il loro valore. Bitcoin, la criptovaluta più famosa, ha raggiunto il suo valore massimo nel 2021, arrivando a oltre 66mila dollari.

Nonostante le oscillazioni nel loro valore e il rischio di volatilità, sono sempre di più le persone che considerano le criptovalute come la moneta del futuro. E in alcuni luoghi l’utilizzo delle criptovalute non è il futuro, ma il presente.

Un esempio? El Salvador, in America Centrale, è stato il primo Paese a rendere Bitcoin la propria valuta legale, al pari del dollaro statunitense. Inoltre, sono sempre di più le aziende nel mondo che si stanno attrezzando per accettare Bitcoin e altre valute digitali per l’acquisto dei propri prodotti e servizi.

Ma il mondo profit non sarà il solo a beneficiare della mass adoption delle criptovalute. Anche il settore no profit, formato da ONG e organizzazioni di beneficienza, può già oggi ricevere un consistente supporto dal mondo delle criptovalute e dagli utenti pronti ad approcciarsi alla criptofilantropia.

L’organizzazione di beneficienza Fidelity Charitable ha condotto un sondaggio per studiare la popolarità di questi asset digitali oggi e le possibili evoluzioni della filantropia al tempo delle criptovalute.

Il panorama delle criptovalute oggi

Dal sondaggio emerge che la popolarità delle criptovalute è sicuramente in aumento. Ecco alcuni dati chiave forniti da Fidelity Charitable:

  • Il 13% degli investitori possiede delle criptovalute;
  • Tra chi non le possiede, il 20% dichiara che potrebbe considerare di investire in criptovalute nel prossimo anno.

Particolarmente importante per il mondo no profit è il target dei Millennials, che rappresenta la generazione maggiormente coinvolta nell’utilizzo delle criptovalute e nella filantropia:

  • Il 35% degli investitori più giovani possiede delle criptovalute;
  • Tra coloro che non ne possiedono, il 50% afferma che prenderà in considerazione l’investimento in criptovalute nel prossimo anno;
  • Il 47% dei Millennials ritiene che le criptovalute non siano solo una moda passeggera, ma un investimento intelligente;
  • Il 90% dei Millennials, inoltre, dichiara che la beneficienza è una parte importante della propria vita.

Il settore no profit, dunque, dovrebbe diventare rapidamente in grado di connettersi con la generazione dei Millennials per intercettare nuovi donatori più inclini all’utilizzo della blockchain e delle criptovalute.

Il motivo per cui le no profit dovrebbero avvicinarsi al mondo crypto è anche legato ai numerosi vantaggi che questi asset digitali, assieme alla tecnologia blockchain, possono apportare alle cause per cui queste organizzazioni si battono.

Tra i vantaggi delle donazioni in criptovalute troviamo ad esempio una maggiore sicurezza della transazione, maggiore trasparenza e possibilità di monitorare, tramite la blockchain, come la propria donazione viene utilizzata dall’organizzazione che la riceve.

Dall’altra parte, i possessori di criptovalute possono essere incoraggiati a donare dai vantaggi fiscali che la donazione comporta. Tuttavia, Fidelity Charitable ha rilevato che persiste una certa confusione rispetto alle implicazioni fiscali delle criptovalute. Ad esempio, il 38% dei possessori di criptovalute non sa che la vendita di asset digitali rappresenta un evento tassabile.

In realtà, donare criptovalute rappresenta uno dei modi più efficienti per ridurre le proprie tasse. Ad esempio, in America, i possessori di criptovalute che decidono di donare non dovranno pagare le imposte sulle plusvalenze sulle criptovalute donate.

Per questi motivi, le no profit dovrebbero impegnarsi anche nell’educare la propria base donatori sui vantaggi fiscali delle donazioni in criptovalute, oltre che sull’impatto significativo che esse possono apportare alle cause e ai progetti gestiti dalle organizzazioni stesse.

Cripto-filantropia

Donare criptovalute in beneficienza

I dati parlano chiaro: chi possiede criptovalute è in genere anche più incline a donare in beneficienza, anche per via dei vantaggi dal punto di vista fiscale.

Per circa la metà dei possessori di criptovalute, il valore della donazione media nel 2020 è stato di circa 1000 dollari. La stessa cifra viene raggiunta solo dal 33% della popolazione generale degli investitori.

Perché gli investitori donano criptovalute?

La motivazione dietro la donazione in criptovalute è duplice.

Da una parte, i donatori provano il desiderio di contribuire a una causa in cui credono, generando un impatto concreto e immediato.

Dall’altra, i vantaggi fiscali della donazione rappresentano un fattore decisamente motivante. I benefici fiscali, infatti, vengono menzionati al 54% degli intervistati tra le ragioni per cui i criptofilantropi hanno deciso di donare.

Donazione in criptovaluta: quali ostacoli?

Anche se i dati suggeriscono che i possessori di criptovalute sono in larga parte criptofilantropi (circa un terzo di loro, infatti, sarebbe interessato a donare), esistono alcuni ostacoli che possono intralciare il processo di donazione.

Individuare questi ostacoli e definire il modo migliore di superarli è un punto chiave su cui le organizzazioni no profit devono lavorare per raggiungere più donatori.

Ecco alcune difficoltà menzionate dagli utenti coinvolti nel sondaggio di Fidelity Charitable:

  • Più della metà degli investitori in criptovalute non sa che questi asset possono essere donati in beneficienza;
  • Il 44% degli utenti ha riscontrato difficoltà nella user experience del processo di donazione, ritenendolo troppo macchinoso e complesso;
  • Un’altra difficoltà riferita con frequenza consiste nel riuscire a individuare delle organizzazioni no profit che accettino criptovalute come forma di beneficienza.

Implicazioni per il futuro del settore no profit

Considerati questi dati, è evidente come le organizzazioni no profit abbiano davanti a sé una strada precisa da percorrere per connettersi con questi nuovi donatori.

Generare un flusso di donazioni in criptovalute può essere un mezzo innovativo e dall’impatto significativo per finanziare i progetti senza scopo di lucro.

Per arrivare a questo obiettivo, però, è importante che le organizzazioni no profit siano in grado di educare i donatori e gli investitori con cui entrano in contatto, che sappiano rispondere alle loro domande e ai loro dubbi e che sappiano come incentivare il processo di donazione rimuovendo i possibili ostacoli.

Molte organizzazioni no profit hanno già deciso di accettare le criptovalute da parte dei propri donatori. Ad esempio, nel 2019 UNICEF ha istituito il suo CryptoFund per accettare donazioni in criptovalute.

Come abbiamo visto, un meccanismo di donazione troppo macchinoso è tra gli ostacoli più forti che possono disincentivare i donatori. Dunque, rendere il processo di donazione facile, veloce e sicuro è fondamentale. Per questo, molte organizzazioni si affidano a servizi come The Giving Block, una piattaforma che consente di facilitare il processo di donazione delle criptovalute verso enti no profit.

Considerando la crescente popolarità delle criptovalute, anche i vantaggi legati alla criptofilantropia sono destinati a crescere, coinvolgendo sempre più utenti e realtà no profit.

Dall’aumento della base donatori all’incremento del valore del mercato crypto, questo mondo si dimostra sempre più promettente per chiunque voglia contribuire al bene comune attraverso asset digitali innovativi come criptovalute e NFT.

FONTE: Fidelity Charitable: “Cryptocurrency and philanthropy”

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