La povertà in Italia è in continua ascesa a partire dal 2008, con l’inizio della crisi economica che ha visto scendere il PIL dell’1,2%.
Secondo l’Openpolis, in quell’anno l’Istat ha registrato 2,11 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta, numero che ha poi continuato a crescere fino a raggiungere il picco massimo nel 2020, con 5,60 milioni di individui.
In pratica, una persona su dodici è povera.
La pandemia di COVID-19 ha messo a dura prova la popolazione italiana, tanto che, secondo le ultime stime riguardo il 2021, il dato che rappresenta la povertà assoluta rimane sul 9,4%, la stessa percentuale dell’anno precedente.
Le statistiche dell’Istat parlano di due tipi di povertà: la povertà assoluta e quella relativa.
La povertà assoluta costituisce la condizione di un individuo che non è in grado di permettersi risorse essenziali, come cure, cibo, una casa e tutto ciò che gli è necessario per condurre una vita dignitosa.
L’Italia è stata suddivisa nelle tre macroaree Nord, Centro e Sud a seconda del tenore di vita minimo, sotto il quale ci si trova nella condizione di povertà assoluta.
La differenza netta si manifesta soprattutto tra Nord e Sud: nelle regioni del Nord Italia, lo stipendio minimo è circa 817€, mentre al Sud scende fino a raggiungere i 554€.
Dall’altra parte, la povertà relativa è quando una famiglia o un individuo non si possono concedere servizi o prodotti di cui normalmente usufruisce chi ha uno stile di vita nella media. Quindi, significa che il loro reddito mensile non gli permette di acquistare più del necessario.
A differenza della povertà assoluta, nel 2021 c’è un aumento delle persone che si trovano in povertà relativa. Se nel 2020 gli individui erano il 10,1% della popolazione nazionale, nel 2021 la soglia sale all’11,1%, che rappresenta 2,9 milioni di famiglie.
Questo vuol dire che, nonostante la percentuale della povertà assoluta sia rimasta stabile, il dato della povertà relativa non è da sottovalutare perché potrebbe portare coloro che ne fanno parte a raggiungere il limite massimo di povertà.
Ma da quali dati si deve partire per comprendere meglio e cercare di arginare questo fenomeno?
Trend della povertà
Per valutare i dati raccolti e la relativa povertà della popolazione presente sul territorio, l’Istat ha sviluppato “l’indice di vulnerabilità sociale e materiale”: questo viene calcolato confrontando sette fattori che influenzano le condizioni di vita di famiglie e individui, fra cui troviamo il disagio economico e il basso livello d’istruzione.
Una famiglia che si trova in condizione di crisi economica avrà molta difficoltà nel trovare un’abitazione idonea, nel permettere ai propri figli di frequentare l’università e di conseguenza questi ultimi avranno problemi a livello sociale, difficoltà ad integrarsi o nel cercare un lavoro maggiormente redditizio rispetto a quello dei propri genitori.
Inoltre, secondo una ricerca svolta da Confindustria, la percentuale dei figli di operai che si ritrovano a seguire le orme dei genitori è aumentata: nel 1993 era al 50,5%, mentre nel 2012 è salita fino al 61,7%.
Un trend in ascesa che manifesta come le persone che hanno un reddito basso nell’infanzia, tendono a mantenerlo nella loro maturità ed età adulta. La difficoltà nell’investire nell’istruzione è spesso la causa di questa condizione, continuando così a riproporre la stessa situazione alle generazioni future.
Un altro dato fondamentale è l’ascesa dei prezzi al consumo, che nel 2021 è salita dell’1,9%. Questo determina l’esposizione delle famiglie al limite di vulnerabilità e di povertà, soprattutto per chi ha scelto di vivere nelle grandi città.
Il tenore di vita più alto incide nettamente sul rischio di raggiungere la povertà: molte famiglie hanno difficoltà proprio nel cercare una casa, in quanto l’affitto delle abitazioni in città è molto elevato.
Spesso le famiglie numerose rischiano il sovraffollamento proprio per la difficoltà di trovare un’abitazione che sia idonea. Ma la difficoltà è stata rilevata anche in famiglie monogenitoriali e dove c’è una sola persona che riceve lo stipendio e si prende carico delle spese quotidiane.
Le cause per questo fenomeno in continua ascesa sono diverse e spesso tendono a mostrarsi anche come effetti delle stesse.
Il problema della poca istruzione, ad esempio, può essere una conseguenza della povertà in quanto non permette all’individuo di sviluppare il suo completo potenziale, non avendo a disposizione le risorse per proseguire negli studi.
Allo stesso tempo, è la causa per cui quello stesso individuo non può permettersi di partecipare a un concorso in ambito lavorativo, in quanto non detiene i requisiti necessari per essere ammesso.
Causa ed effetto potrebbero, quindi, continuare a rincorrersi all’infinito senza l’aiuto di politiche atte al garantire lo sviluppo del capitale umano presente nel Paese.
Le cause della povertà
Come abbiamo detto in precedenza, molti dei fattori che causano la povertà sono allo stesso tempo le conseguenze derivate dalla povertà stessa.
Essere poveri mette nella condizione di dover rinunciare a beni e servizi che spesso si danno per scontati, come l’accesso alle cure mediche o l’acquisto di generi alimentari.
Quindi, per capire meglio la situazione in cui si trova l’Italia è necessario trovare ed analizzare le cause più comuni che portano alla povertà, sia assoluta che relativa.
Le famiglie con figli
Nell’ultimo periodo, il calo delle nascite è stato un argomento molto discusso che si basava sulla volontà delle giovani generazioni di non voler mettere al mondo figli.
Ma i dati parlano chiaro: tra le persone maggiormente in difficoltà economica ci sono le famiglie che hanno figli a carico.
Infatti, i minori che si trovano in condizione di povertà assoluta equivalgono a 1,3 milioni nel 2020, mentre nel 2021 salgono drasticamente a 1,4 milioni.
Un dato preoccupante, in quanto si tratta del 14,2% del totale dei bambini e ragazzi presenti sul territorio italiano.
L’eventualità che le famiglie in questione si ritrovino in condizioni di povertà assoluta è determinata dal numero di figli presenti nel nucleo famigliare.
Mentre le famiglie con un solo figlio hanno l’8,1% di probabilità che diventino povere, quando il numero di figli supera i tre le statistiche indicano un 22,8% di possibilità che questo accada.
Questi dati confermano che la presenza di bambini in una famiglia è effettivamente un fattore di vulnerabilità.
Nonostante il dibattito continuo riguardo la mancanza di bambini nelle scuole e del calo delle nascite, i rappresentanti dei governi dovrebbero tener conto di queste informazioni.
I risultati dimostrano che le famiglie non vengono tutelate come dovrebbero e il fatto che negli anni la situazione sia stabile o in aumento, non fa che mostrare come le istituzioni non stiano facendo ancora abbastanza per arginare il fenomeno.
Basso livello di istruzione
Le famiglie povere si trovano spesso a dover affrontare anche la mancanza degli strumenti necessari per favorire lo studio dei propri figli.
Il basso livello di istruzione è una delle maggiori cause da cui deriva poi la povertà.
Il titolo di studio può fare la differenza nel mondo del lavoro e la sua assenza restringe di molto il campo lavorativo nel quale può essere ammesso un individuo.
Avere a disposizione una buona istruzione e, conseguentemente, poter accedere ad un’occupazione con un buono stipendio allontana le famiglie dal limite di vulnerabilità.
L’Istat ha rilevato come la percentuale di probabilità che un individuo cada in povertà assoluta diminuisca con l’avanzare del grado del titolo di studio:
- 3,9% individui che hanno continuato gli studi oltre la scuola superiore, dato in miglioramento rispetto allo scorso anno;
- 11,0% per chi ha conseguito la licenza di scuola media;
- 11,4% chi invece ha terminato solo la scuola elementare.
Anche qui si nota la differenza del Mezzogiorno rispetto alle altre aree italiane.
Nel Sud Italia, infatti, il 20% dei ragazzi presenti sul territorio abbandonano prematuramente gli studi.
Si ipotizza che questo sia dato anche da una sfiducia che le famiglie più povere hanno nei confronti del sistema scolastico nazionale.
Questa differenza è vista molto nel periodo della pandemia, in cui molti ragazzi hanno avuto difficoltà a causa della mancata connessione a internet e degli strumenti necessari per proseguire gli studi da casa.
È importante permettere a bambini ed adolescenti di continuare gli studi nel miglior modo possibile, in modo che possano coltivare il loro futuro fin da subito.
Discriminazioni
La discriminazione è ancora molto presente in Italia e preclude a molte persone straniere la possibilità di ricevere i beni necessari per vivere dignitosamente.
Online vengono spesso denunciate le aggressioni e i rifiuti da parte di affittuari nei confronti di famiglie o persone straniere.
Seguendo i risultati Istat, vediamo come sul totale delle famiglie in povertà assoluta il 68,7% sono famiglie con italiani, mentre le famiglie con stranieri sono il restante 31,3%.
I nuclei famigliari che hanno a carico dei minori sono invece il 36,2%, percentuale che supera la metà del totale.
La cittadinanza ha un ruolo fondamentale nello stabilire le condizioni socioeconomiche dell’individuo: l’incidenza della povertà assoluta presente tra i cittadini stranieri che sono residenti in Italia è 32,4%, un numero che è aumentato rispetto al 2020 (29,3%).
Quest’ultimo dato possiamo metterlo a confronto con il 7,2% delle persone con la cittadinanza italiana.
Gli stranieri presenti in Italia non sono molti ma le statistiche mostrano come buona parte di questi siano costretti a vivere in condizione di povertà, senza avere a disposizione beni e servizi basilari.
Differenza tra Nord e Sud
Il divario tra le varie regioni d’Italia è ancora molto grande.
Il problema al Sud è spesso legato alle infrastrutture, che non consentono di fornire adeguatamente i servizi necessari per avere uno stile di vita equo rispetto al Nord.
Ma la differenza si sente anche con il Centro: la soglia dello stipendio minimo oltre il quale l’individuo raggiunge la povertà assoluta è di 733€, 179€ in più rispetto allo stipendio del Sud.
Le difficoltà sono evidenti anche per quanto riguarda le possibilità lavorative e, di conseguenza, molti dei ragazzi che se lo possono permettere emigrano spesso verso il Nord o le regioni del Centro per avere maggiori opportunità di studio e lavoro.
Divario generazionale
Negli ultimi dieci anni è stato riscontrato un trend in continua ascesa che vede un divario generazionale, che cresce a partire dal 2000.
Con l’arrivo nel 2008 della crisi economica, sale di molto la differenza tra le varie generazioni, in quanto sono i giovani a risentire maggiormente di questo periodo di crisi.
Gli stipendi degli adulti di oggi sono infatti molto più bassi rispetto a quelli che ricevevano le persone negli anni precedenti.
Una ricerca condotta dal McKinsey Global Institute dimostra come i Millennials sono più poveri del 17% rispetto alla generazione precedente.
Di conseguenza, questo manifesta che essere giovane può influire sulla possibile esposizione al limite di vulnerabilità.
È un fattore che ha pesato molto durante il periodo della pandemia e che continua a definire le sorti di molte persone che si approcciano al mondo del lavoro o che provano ad avere una propria abitazione.
I programmi e le iniziative per risolvere il problema

Con l’avanzare del numero di poveri presenti in Italia, sono nate iniziative e programmi contro la povertà.
Le persone povere vengono spesso marginalizzate, perché da un problema economico deriva spesso un’esclusione sociale.
Ognuna delle azioni svolte sul territorio hanno quindi l’obiettivo di supportare gli individui e le famiglie nel sostenere le spese quotidiane, ma anche nel reinserimento di questi all’interno della società.
Programmi ministeriali
Negli anni, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha presentato diverse politiche con lo scopo di diminuire il numero di cittadini che vivono in condizione di povertà assoluta e di povertà relativa.
Tra i programmi attuati troviamo il Reddito di Cittadinanzae l’ASDI, ovvero l’assegno di disoccupazione. Il reddito di cittadinanza cerca di aiutare l’individuo nella ricerca di un lavoro, sostenendolo nel frattempo con una piccola quota mensile. Dall’altra parte l’assegno di disoccupazione è un sostegno economico per le persone che si trovano in difficoltà e senza un’occupazione lavorativa.
Quest’ultimo viene fornito in particolare a chi ha più di 55 anni ma non ha raggiunto gli anni di servizio per garantirsi la pensione e a chi ha un figlio a carico.
Successivamente, troviamo il SIA, sostegno per l’inclusione attiva: un’iniziativa che ha il compito di aiutare le famiglie che si trovano in povertà, nel conseguimento dei bisogni di ogni componente. Ad esempio, nella formazione scolastica per i più piccoli, ma anche la tutela della salute.
Per ovviare ai problemi legati al ridotto numero del personale presente sul territorio, nell’ultimo anno il governo ha cercato di potenziare il sistema dei servizi sociali comunali, in modo che ci sia maggiore assistenza per chi ne ha bisogno.
Un’altra importante iniziativa che può essere richiesta anche da coloro che necessitano di sostegno per gli acquisti quotidiani e i pagamenti di bollette o di prodotti farmaceutici, è la Carta acquisti ordinaria.
Un modo dare una mano e cercare di rendere autonome le famiglie che sono più in difficoltà.
Nonostante i programmi siano tanti, comunque il numero di persone bisognose continua ad aumentare di anno in anno, quindi è importante che gli individui che ne hanno la possibilità diano il proprio contributo.
Alleanza contro la povertà
L’Alleanza contro la povertà nasce nel 2013 con lo scopo di unire alcune associazioni presenti sul territorio, il cui compito è quello di fronteggiare la povertà assoluta nel Paese.
Le 35 organizzazioni che fanno parte dell’Alleanza non solo cercano di sensibilizzare l’opinione pubblica ed informare sul tema, ma hanno modo di confrontarsi con gli organi di governo per cercare di promuovere politiche di difesa contro la povertà.
Ognuna di queste associazioni agisce attivamente nelle regioni italiane, sostenendo e aiutando materialmente le persone che sono più in difficoltà.
Proporre iniziative adeguate ad arginare il fenomeno della povertà può essere una soluzione a lungo termine, in grado di rimuovere il problema alla radice.
Intersos
Intersos è uno dei partner di Veracura, che si è da sempre impegnato nella realizzazione di progetti contro la povertà in Italia.
Finora ha raggiunto circa 8 mila persone, dando loro accoglienza e assistenza qualora lo richiedessero.
Il loro obiettivo è quello di aiutare individui, di tutte le età e nazionalità, a diventare autonomi e ad inserirsi all’interno della società, fornendo anche corsi di formazione scolastica e lavorativa.
All’interno dei loro centri, hanno un ambulatorio per coloro che necessitano di cure primarie o assistenza ai servizi sanitari nazionali.
Le persone che vengono accolte nelle sedi Intersos hanno modo di partecipare ad attività educative e sociali.
Allo stesso tempo, la Onlus mette a disposizione un centro notturno a minori stranieri non accompagnati e chiunque si trovi in condizione di povertà assoluta o stia scappando da una violenza.