I Neet in Italia: chi sono, quanti sono, cosa pensano

I Neet significato dell’acronimo

Letteralmente Not in Education, Employment or Training, la categoria che richiede maggiore attenzione e con il più alto potenziale.

Requisiti soggettivi

Secondo quanto emanato dall’ISTAT, i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non hanno un lavoro e non seguono un percorso di formazione, in Italia, sono il 32,4%, la percentuale più alta d’Europa.

C’è chi sostiene addirittura che la diminuzione dei disoccupati del 2019 sia dovuta a un aumento degli inattivi, che hanno dichiaratamente interrotto la ricerca di un lavoro.

La condizione di NEET è spesso dovuta a situazioni di disuguaglianza che impediscono l’interruzione di circoli viziosi di disagio economico ed emarginazione, rafforzate anche da un contesto familiare che difficilmente comprende il dovere di investire nelle potenzialità dei membri più giovani.

Il cambiamento delle condizioni di lavoro e la conseguente diminuzione di impieghi tradizionali ha modificato la concezione del passaggio all’età adulta, finora identificato con la transizione dello studente al mondo del lavoro e con l’avvento di nuove energie da indirizzare per dare nuovo carburante alla macchina economica della produttività.

Oltre ai requisiti di età, che in genere vanno dai 15 ai 29 anni (ma anche ai 24 o ai 34) è specificata  anche la condizione nel mercato del lavoro, categoria nella quale possono essere individuati vari gruppi:

  • persone in cerca di un’occupazione, cioè i disoccupati che cercano lavoro e sono disponibili a lavorare immediatamente
  • persone in cerca di opportunità, cioè coloro che si dedicano a una formazione non necessariamente riconosciuta o validata dal rilascio di titoli
  • gli indisponibili, cioè chi non lavora e non è disponibile a farlo per motivi di salute o responsabilità familiare
  • i disimpegnati, che potrebbero lavorare ma non cercano un impiego

Quanti sono

Al nord

14,5%.

Al centro

18,1%.

Al sud

33%.

In particolare nel Mezzogiorno si riscontra a livello territoriale la seguente distribuzione di NEET:

  • Sicilia, 38,6%
  • Calabria, 36,2%
  • Campania, 35,9%
  • Puglia, 30,5%
  • Sardegna, 27,5%

Da quali classi sociali provengono

Sul versante culturale, titoli di studio e relative percentuali:

  • In Italia:
    • 23,4 %, diploma
    • 21,6%, licenza media
    • 19,5%, laurea
  • In Europa:
    • 14,8%, basso livello di istruzione
    • 9,0%, laurea

Percentuale rispetto all’Europa

Le percentuali di Neet in Italia sono le seguenti nel 2019 per l’OECD:

  • 10,3%, donne tra i 15 e 19 anni
  • 11,4%, uomini tra i 15 e i 19 anni
  • 28,6%, uomini e donne tra i 20 e i 24 anni

Mentre la media Europea è:

  • 6,6%, uomini e donne tra i 15 e 19 anni
  • 13,6%, uomini tra i 20 e i 24  anni
  • 16,2%, donne tra i 20 e i 24 anni

L’Italia ha il valore percentuale di Neet più alto in Europa.

Perché costituiscono un problema

  • Futuro incerto

L’incertezza sul futuro ha acuito il sentimento di disagio e nervosismo con un calo drastico dell’ottimismo e delle energie impiegate.

  • Aumento della competitività nella vita quotidiana

L’ormai consolidata tendenza a primeggiare, a mostrarsi vincenti e migliori in tutti gli aspetti della vita – relazionale, economica, lavorativa – apre ferocemente la forbice della disuguaglianza e della mancanza di equità per tutti coloro che provengono da situazioni svantaggiate.

  • Incoerenza con il percorso di studi

Con il reddito di cittadinanza, la disoccupazione aumenterà a livelli esponenziali, a causa di opportunità di lavoro non coerente col tipo di percorso di studi conseguito.

  • Capitale umano scarso
  • Sfiducia nelle istituzioni

Con gli anni le politiche a sostegno della gioventù sono diminuite e i tagli all’istruzione hanno fatto vacillare il già precario sistema scolastico statale, che in Italia è drammaticamente scisso dal mondo del lavoro e da tirocini realmente utili e applicabili.

  • Offerta delle proprie skills all’estero

Negli anni passati questo fenomeno interessava giovani neo-laureati, istruiti, formati, che non riuscivano a ottenere contratti stabili e duraturi con aziende valide o con le università per intraprendere attività di ricerca o di insegnamento accademico.

Oggi riguarda anche coloro che hanno una formazione aspecifica, disposti e disponibili a trovare un impiego non particolarmente settorializzato, che ormai in Italia è sempre meno frequente.

Politiche a favore dei Neet

Politiche che puntano a raggiungere l’innalzamento dell’occupazione, la diminuzione dell’abbandono scolastico precoce, l’aumento delle persone con istruzione universitaria, la riduzione della povertà e dell’esclusione sociale.

Progetto UNICEF selezionato dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale che si sviluppa a Napoli, Taranto e Carbonia per promuovere l’elaborazione di politiche attive che possano favorire l’inclusione dei giovani NEET, ma soprattutto l’inserimento dei giovani, in percorsi scolastici, formativi e lavorativi entro il 2030.

Finanziamenti ai Paesi Europei che presentano un tasso di disoccupazione superiore al 25%; le Regioni si impegnano a indirizzare i giovani verso i diversi servizi per l’impiego; micro-credito per promuovere e sostenere l’auto-imprenditorialità.

Per quanto riguarda l’Italia, il paese deve garantire ai giovani con un’età inferiore ai trent’anni un’offerta di lavoro di qualità, coerente e lungimirante.

Il servizio è coordinato dalle Regioni, che guidano i candidati attraverso centri per l’impiego, reperimento della documentazione e iter burocratico.

Un’iniziativa spagnola per i giovani tra i 15 e i 29 anni senza impiego e con un’esperienza formativa particolarmente travagliata alle spalle.

Il modello pedagogico prevede:

  • la formazione innovativa attraverso itinerari flessibili e costruiti sull’individuo
    • il rafforzamento di competenze di base
    • l’appoggio totale per le domande di sostegno sociale
    • la priorità all’esperienza pratica nel lavoro d’impresa

Un progetto della Fondazione Cariplo pensato per i giovani dai 18 ai 24 anni con una formazione non superiore a quella secondaria di primo grado, inattivi da almeno tre mesi e che abbiano dato feedback positivi e spontanei al mercato del lavoto.

È segnalato nel sito che si ha avuto un coinvolgimento particolarmente elevato attraverso i social network rispetto ai canali convenzionali.

I partner di questo progetto sono:

  • Fondazione Cariplo
  • Adecco Foundation for Equal Opportunities
  • CGM-Mestieri Lombardia
  • Toniolo Institute (Youth Division)
  • Regione Lombardia

L’obiettivo principale è stato quello di mappare e creare reti per i minori o i giovani, come ad esempio le realtà istituzionali o associative (formali e informali), le cooperative, le comunità di accoglienza, i centri di aggregazione attivi nei due territori.

Tra le attività, il progetto ha previsto la formazione sportiva per lavorare sulle capacità e i limiti dei giovani; la formazione motivazionale di gruppo e individuale per definire i loro obiettivi professionali; attività di career coaching, ma anche attività di sensibilizzazione e comunicazione sul tema.

Il progetto europeo si concentrerà sull’innovazione e la tecnologia nel settore agricolo al fine di creare un Toolkit per i giovani, che non sono più nel sistema educativo, non lavorano o non sono in formazione per il lavoro (NEET).

Il Toolkit comprenderà corsi di formazione online e sul posto, concorsi per giovani, scambi di personale e servizi di mentoring.

La copertura geografica del progetto:

Territorialmente, copre i paesi partner di eNEET Rural: Bulgaria, Ungheria, Italia, Romania, Slovenia e Spagna;

Bilateralmente include paesi partner come Bulgaria-Grecia, Romania-Lettonia, Spagna-Portogallo, Ungheria-Slovacchia, Slovenia-Croazia e Italia-Malta.

Come trasformare un problema in un’opportunità: innovazione digitale

La prospettiva rosea sembra quella di validare e rafforzare le iniziative messe in atto dal terzo settore che ha gettato le basi per una politica di sostegno e opportunità concreta per tutti coloro che fanno parte della categoria dei NEET.

La didattica e la formazione deve necessariamente essere adattata alle esigenze individuali e tenere conto della condizione di partenza degli studenti e degli aspiranti lavoratori.

Una proposta uniformata, omologata e unilaterale è insensata e ha ampiamente mostrato i suoi limiti.

L’intervallo tra istruzione e lavoro è stato si è trasformato in una voragine difficilmente colmabile senza un cambio di rotta.

Impiegati e aziende sono disamorati e demotivati rispetto all’utilità che uno può portare all’altro e regna un clima di pessimismo che rende difficile uscire da uno stallo che ormai dura da tempo.

Riscoprire il valore di una formazione utile, pratica, richiesta, di cui il mondo del lavoro ha realmente bisogno presuppone uno studio da parte delle imprese e delle istituzioni che si occupano dell’inserimento delle risorse su cosa realmente sia necessario.

Il mercato è cambiato e la digitalizzazione delle imprese e dei servizi ha determinato un cambiamento delle esigenze e dei modi con cui il business ha cominciato a muoversi.

La riscoperta della cultura, dell’agricoltura e l’impegno nella sostenibilità a cui tutto il mondo è chiamato hanno creato nuove prospettive che andranno sviluppate dai professionisti del domani, che dovranno pensare a come sciogliere i nodi che la generazione precedente ha legato.

Insieme alla formazione e all’opportunità di occupazione è necessario investire e predisporre un sistema di ascolto e sostegno psicologico per chi proviene da condizioni di vita particolarmente difficoltose: bassi redditi, istruzione insufficiente, il contatto con episodi di violenza, mancanza di opzioni nello svago determinano emozioni negative nei giovani individui.

La grande sfida del futuro sarà quella di accendere il fuoco della creatività nei giovani che apparentemente non hanno scelto una strada o sono stati impossibilitati a farlo, con la riscoperta di spazi e attività che hanno molto da offrire e richiedono nuove energie per essere sviluppati.

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