La diffusione dello smart working e l’importanza del recovery: pro e contro

Lo smart working ha visto una rapida espansione durante la pandemia da Covid-19, consentendo a studenti e lavoratori di continuare a svolgere le proprie attività nonostante la reclusione forzata. 

Tuttavia, una volta terminata la fase di emergenza, tale pratica non è stata abbandonata, anzi: molte aziende l’hanno acquisita come metodologia volta ad agevolare i lavoratori, fornendogli maggiore autonomia e flessibilità in riferimento a spazi e tempi durante i quali lavorare, rendendo lo svolgimento delle mansioni caratterizzato da fasi ed obiettivi da raggiungere. 

L’importanza del recovery from work

Con quest’espressione si fa riferimento alla necessità del lavoratore di investire un’adeguata quantità di tempo nel recuperare le risorse spese per far fronte alle richieste lavorative.

Dedicare tempo a famiglia ed amici, ai propri hobby, così come a qualsivoglia attività riferita al relax e allo svago, risulta fondamentale per consentire un adeguato equilibrio tra vita privata e lavorativa

Nell’ambito dello smart working c’è però il rischio di offuscare, o addirittura eliminare, i confini tra lavoro e vita privata: in particolar modo per le lavoratrici donne, risulta difficile mantenere i due ambiti separati, pertanto il valore e la funzionalità stessa del recovery rischiano di annullarsi. 

Per approfondire il discorso riguardante le difficoltà delle donne con lo smart working, vi proponiamo questi due articoli: https://www.ansa.it/amp/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2023/04/21/lo-smart-working-spesso-aumenta-lo-stress-per-le-donne_891e2b01-39a2-4ccd-abf7-c10ff0cdbcd6.html

https://www.morningfuture.com/it/2022/05/16/donne-smartworking-lavoro-famiglia/ .

Donne e smart working

Dualismo tra rischio e opportunità: autonomia e tecnostress

Il work-life balance e l’autonomia, così come il controllare applicazioni di messaggistica istantanea ed e-mail successivamente all’orario di lavoro e la difficoltà a mantenere un distacco psicologico durante i periodi destinati al recovery, rappresentano le due facce della stessa medaglia in riferimento al lavoro da remoto.

L’aspetto della flessibilità consente di gestire in base ad ogni esigenza quando e dove svolgere i propri compiti.

Di pari passo, l’autonomia nell’organizzazione del proprio lavoro (in riferimento alla caratterizzazione per fasi ed obiettivi) aumentano il senso di efficacia e la soddisfazione lavorativa dei dipendenti. 

Sul fronte opposto, tuttavia, può sicuramente posizionarsi il tecnostress: per quest’ultimo intendiamo una particolare forma di stress, dovuta all’utilizzo continuo di strumenti tecnologici, i quali invadono completamente la vita privata degli individui. 

Un’ulteriore caratteristica negativa di tale pratica consiste nella mancanza di supporto sociale, in quanto il non recarsi sul luogo di lavoro implica il dover fare a meno dell’aiuto e della vicinanza ai colleghi.

Tecnostress

Quali soluzioni si possono proporre?

Di certo risulta fondamentale la promozione del supporto sociale, data l’importanza delle relazioni interpersonali sul posto di lavoro.

Si potrebbero dunque proporre modalità di lavoro ibride, al fine di consentire il mantenimento dei rapporti e, laddove ciò non fosse possibile, prediligere il teamwork.

Un’altra soluzione consiste nel fornire nozioni tecnologiche di base e supporto costante per problemi tecnici, per aumentare l’autonomia, così come il fornire aiuti e contatti di strutture dedicate alla cura di bambini e anziani, soprattutto per agevolare le lavoratrici donne, può rappresentare una risorsa per la promozione del work-life balance.

In conclusione, tutto è strettamente legato e dipendente dalla contingenza: risulta quindi difficile proporre soluzioni univoche efficaci per ogni individuo e organizzazione.

Tuttavia, effettuando azioni di accompagnamento concrete, guidate da una cultura organizzativa affidabile e supportiva, si potrebbe essere vicini a riuscire a cogliere il meglio delle due parti.

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