A differenza delle generazioni passate, a mostrare una maggiore sensibilità in merito ai temi legati all’ambiente e alla sostenibilità sono i giovani.
I recenti studi mettono in luce come già i millennials, ovvero coloro nati tra gli anni ‘80 e la prima metà degli anni ‘90, mostrano una particolare attenzione al tema. Nel 2019 un’indagine condotta dell’Istituto Toniolo pone in evidenza come l’80% dei millennials intervistati fosse favorevole a cambiare le proprie abitudini con lo scopo di salvaguardare l’ambiente.
Viene mostrata la stessa attenzione anche da parte della Generazione Z, ovvero coloro nati tra il 1996 e il 2010.
Sono altissime le percentuali di giovani, infatti, che anche in questo caso dimostrano una rilevante consapevolezza in merito ai problemi che minacciano il pianeta e ai cambiamenti necessari da apportare ogni giorno, anche nei gesti più piccoli.
Tutto ciò non può che ricondurre anche alle abitudini legate agli acquisti e al greenwashing.
La sovrabbondanza di prodotti green rende, tuttavia, molto difficile riuscire a riconoscere le aziende veramente sostenibili da quelle che finiscono per offrire solo forme più sottili di greenwashing.
L’unico strumento per essere in grado di capire e sapere distingue è, come sempre, l’informazione.
Ma anche in questo caso gli studi mettono in luce come stia crescendo sempre di più la domanda di istruzione e formazione sul tema, soprattutto a livello universitario.
Citando le parole di Colleoni, ordinario di Sociologia dell’ambiente e del territorio e delegato alla sostenibilità dell’Università Bicocca: «C’è un cambiamento fortissimo, forse il cambiamento più importante degli ultimi 10 anni, viene esplicitato in una richiesta crescente degli studenti di fare parte della governance della sostenibilità accademica».