“Alzare l’asticella”: forse questa è la sintesi essenziale di una cultura sempre più intrisa di perfezionismo. Dal mondo scolastico a quello del lavoro, le aspettative sociali attorno all’idea di una “performance perfetta” si fanno sempre più pressanti. E le conseguenze sono disastrose.
Dalle Monday Motivation quotes condivise sui social fino agli account TikTok dedicati al mindset del successo, l’ossessione per il raggiungimento di una presunta perfezione invade i nostri media e tocca le nostre vite fin da un’età giovanissima.
E se le generazioni più giovani sono così ossessionate dall’essere perfetti, non è certo per via di una strana coincidenza. La cultura in cui viviamo ci plasma e ci orienta tutti i giorni verso un’ipotetica perfezione, creando e comunicando più o meno esplicitamente degli standard che impariamo ad interiorizzare precocemente.
Tutto ciò ha un nome: si chiama Hustle Culture.
Cos’è la Hustle Culture
La Hustle Culture consiste in un insieme di credenze condivise culturalmente che ci fanno credere che è necessario lavorare sempre più duramente per raggiungere la perfezione. E poiché la perfezione non esiste, è facile intuire come tali credenze non ci portino mai davvero a raggiungere un risultato di cui possiamo ritenerci soddisfatti.
La Hustle Culture ci spinge ad alzare sempre di più l’asticella, a credere che ci sia sempre uno standard maggiore che possiamo raggiungere e superare, senza segnare mai un traguardo definitivo.
Se inizialmente questa idea di continua sfida con sé stessi può apparire motivante, nel lungo termine può produrre conseguenze preoccupanti, danneggiando la nostra autostima e il rapporto che abbiamo con il nostro lavoro e le altre persone.
La cultura del perfezionismo ci comunica ogni giorno che quanto lavoriamo, quanto siamo impegnati, quanto guadagniamo sono tutti indici del nostro valore come persone. La Hustle Culture dà enorme valore all’essere impegnati, all’avere sempre da fare, al lavoro infinito, mentre crea in noi un intenso senso di colpa quando sentiamo di aver bisogno di fare una pausa.
Da una parte, il continuo sforzo per raggiungere risultati sempre più ambiziosi è sicuramente dovuto al fatto che, soprattutto per le persone giovani, è necessario lavorare di più per raggiungere quei traguardi che le generazioni precedenti hanno ottenuto più facilmente. Basti pensare che, secondo le stime di Ener2Crowd, a un giovane con uno stipendio di 1.600 euro al mese sono necessari 41 anni per acquistare la sua prima casa.
Ma la nostra ossessione con il lavoro, con il profitto e con la perfezione va ben oltre lo stacanovismo. La Hustle Culture, infatti, si regge su una massima fondamentale che trascende qualsiasi motivazione economica. Semplicemente: più hai da fare e maggiore è il tuo valore.
Come si manifesta la cultura del perfezionismo nella vita di tutti i giorni? Inizia a mostrare i suoi terribili effetti durante l’età scolastica, proseguendo poi nel mondo lavorativo.
Dall’università al mondo del lavoro
Una caratteristica fondamentale della Hustle Culture consiste nel modo in cui essa ci insegna a misurare il successo.
Il successo viene infatti valutato in termini puramente numerici, iniziando nel mondo scolastico, dove si impara precocemente ad associare il proprio valore ai voti ricevuti.
A farne le spese sono ovviamente le generazioni più giovani, come Millennials e Generazione Z. Secondo uno studio condotto dalla Bath University e dalla York St. John University, gli studenti che fanno parte della generazione dei Millennials e della Gen Z stanno soffrendo di “un’epidemia del perfezionismo”.
Cosa significa? Significa che sono proprio loro a riportare i punteggi più alti per ogni tipologia di perfezionismo:
- Auto-orientato, ovvero imporsi di raggiungere standard molto elevati;
- Prescritto socialmente, ovvero la sensazione che gli altri si aspettino da noi dei grandi risultati;
- Orientato agli altri, ovvero aspettarsi dagli altri delle performance eccellenti.
Assieme all’ossessione per il perfezionismo, durante gli anni scolastici sembra nascere anche un profondo senso di competizione, esacerbato anche dall’influenza dei social network sulle nostre vite. Molto spesso, infatti, vedere i successi degli altri esibiti sui social alimenta da una parte la sensazione non essere al passo con i propri coetanei, dall’altra favorisce un forte senso di confronto e di competizione gli altri.
Si è arrivati a parlare anche di “career anxiety”, ovvero un senso di ansia relativo alla propria carriera e al proprio futuro lavorativo. Molte persone giovani sembrano infatti raccontare un’esperienza comune, spesso legata al social network LinkedIn: “entro su LinkedIn, scrollo per alcuni minuti e sento arrivare l’ansia”.
Una volta terminata l’Università, la ricerca della perfezione si sposta nel mondo del lavoro, senza mai portarci ad una completa reale soddisfazione lavorativa. Infatti, il mondo del lavoro in cui le persone giovani si trovano oggi è ancora un mondo che applaude, incoraggia e sostiene (in maniera più o meno visibile) la stessa Hustle Culture.
Così, può accadere facilmente che un lavoratore si senta costretto a rispondere alle email dopo l’orario di lavoro o nel weekend, a intensificare sempre di più il suo lavoro creando una competizione con i propri colleghi, oppure che rinunci a prendere giorni di ferie o di malattia anche quando sono necessari.
Perché la Hustle Culture è tossica: quali sono le conseguenze
La manifestazione più forte della Hustle Culture si rivela nella completa assenza di separazione tra il proprio lavoro e la propria vita.
Le credenze perpetrate dalla cultura dell’eccellenza vengono via via interiorizzate, finché la linea di confine del cosiddetto “work-life balance” si cancella completamente, con effetti disastrosi sulla nostra salute fisica e mentale.
Gli effetti della Hustle Culture sulla salute
La conseguenza più evidente della cultura del perfezionismo è un costante stress a cui studenti e giovani lavoratori si sentono sottoposti tutti i giorni.
Ma oltre allo stress, le conseguenze più gravi sono:
- Ansia;
- Aumento del rischio di depressione;
- Incremento del rischio suicidario, soprattutto per i più giovani.
Secondo i dati ISTAT, il 5% dei suicidi in Italia è compiuto da persone al di sotto dei 24 anni. A seguito della pandemia, inoltre, il rischio di suicidio tra i giovanissimi è aumentato, diventando la seconda causa di morte più frequente nella popolazione tra i 10 e i 25 anni.
Gli effetti della Hustle Culture sui legami sociali
Seppur meno evidenti, possono esserci anche delle importanti ricadute sulla nostra socialità. La sensazione di solitudine che sperimentiamo è infatti dovuta al fatto che la cultura del perfezionismo ci spinge a considerare tutti i nostri coetanei come avversari.
Sentirci felici in modo genuino per il successo di qualcun altro è sempre più difficile quando ci viene insegnato a competere con tutti per il raggiungimento della perfezione. In questo modo siamo spinti ad isolarci, evitiamo il confronto con i nostri pari e non cerchiamo aiuto, peggiorando ulteriormente gli effetti negativi sulla nostra salute mentale.
Come affrontare la Hustle Culture
Vivere nell’epoca della Hustle Culture non è facile. La convinzione che il nostro lavoro e il nostro profitto definisca il nostro valore viene progressivamente interiorizzata, fino a diventare un assunto che influenza le nostre vite ma di cui non siamo pienamente consapevoli.
Proprio per questo motivo, anche quando riconosciamo che esiste un problema con la nostra ossessione per il perfezionismo, non riusciamo comunque a separarcene.
Prendere consapevolezza che la cultura del perfezionismo non è affatto la normalità è importante. Ecco alcuni importanti passi che possiamo compiere per combattere la Hustle Culture.
Ridefinire l’idea di successo
La cultura dell’eccellenza ha sicuramente molto a che fare con ciò che identifichiamo come successo e con il modo in cui lo misuriamo.
Infatti, siamo portati a credere che il successo si identifichi con il profitto, con la ricchezza, con l’agiatezza economica e materiale, con un lavoro ambizioso. Ma se per alcune persone il successo ha veramente questa forma, per altre può avere un aspetto molto diverso. Per alcune persone, avere successo può voler dire fare della propria passione il proprio lavoro, oppure creare una famiglia in cui essere felice, oppure ancora riuscire a cambiare il mondo in maniera positiva attraverso le proprie azioni.
Il successo ha un aspetto e un significato diverso per ogni persona, e per molte non ha niente a che fare con quanto si guadagna o con quante ore al giorno si lavora.
Pensa a cosa significa per te il successo, senza paragonarlo al percorso delle altre persone.
Meno competizione e più ispirazione
Se ridefiniamo positivamente l’idea di cosa vuol dire per noi avere successo, possiamo recuperare gradualmente la capacità di gioire per il successo altrui e anche di prendere ispirazione dagli altri.
Eliminando il forte senso di competizione che pervade le nostre relazioni, possiamo concederci la libertà di chiedere consiglio a qualcuno che ammiriamo senza considerarlo un nemico a tutti i costi.
Riconoscere i segni del burnout
Quando si entra nella spirale di stress causata dalla competizione e dal perfezionismo, uscirne può essere molto difficile. Per questo motivo, è importante ricordare che la propria salute (sì, anche quella mentale) deve venire sempre prima del proprio lavoro.
Impara a riconoscere i segni precoci del burnout, ad esempio:
- Irritabilità;
- Costante sensazione di insoddisfazione;
- Disinteresse e distacco dal proprio lavoro o dalle proprie attività quotidiane;
- Difficoltà nel sonno;
- Ansia;
- Procrastinazione degli impegni o dei compiti giornalieri.
Se ti accorgi di trovarti in burnout, prendi in considerazione l’idea di rivolgerti a un professionista della salute mentale.
Fare le giuste scelte, anche nel mondo del lavoro
Proprio perché le generazioni più giovani sono quelle più colpite dagli effetti negativi della cultura del perfezionismo, sono anche quelle che si rendono maggiormente conto dell’importanza della salute mentale. E non sono più disposte a trascurarla, nemmeno nel mondo del lavoro.
Secondo un sondaggio condotto da Gallup, per i lavoratori della Generazione Z la caratteristica più importante di un datore di lavoro sarà la sua attenzione al benessere dei dipendenti.
L’entrata nel mondo del lavoro può essere un passaggio molto delicato: ricorda che hai il diritto di scegliere di lavorare in un luogo che rispetta la tua salute mentale!