Generazione Z: tra FOMO e ansia sociale

Quando si parla di Generazione Z spesso si parla anche di problematiche sociali e ambientali. I nati tra la fine degli anni 90 e il 2012 si sono ritrovati immersi in un contesto sociale, culturale e ambientale critico e complesso. 

La pesante eredità delle generazioni che li hanno preceduti, ha portato i membri della Generazione Z a sviluppare una particolare sensibilità alle problematiche collettive e alle grandi sfide dei nostri tempi come il cambiamento climatico e le disuguaglianze sociali. 

Si tratta di giovani ambiziosi e dalla spiccata creatività, flessibilità mentale, consapevoli del valore della propria unicità e quindi dell’importanza di essere autentici. Ma anche fortemente sostenitori di un mondo tollerante, giusto e privo di pregiudizi e discriminazioni. 

A questo ritratto pregno di alti valori si vanno però ad aggiungere le ombre della Generazione Z: tra FOMO, ansia sociale e i social network come cassa di risonanza, la strada che questi giovani adulti stanno percorrendo è piena di ostacoli. 

Questi due fenomeni non nascono in tempi recenti, ma le ultime tendenze socio-culturali, la vita online ormai completamente integrata con la vita offline e soprattutto il COVID-19 hanno creato un terreno fertile per la crescita di FOMO e ansia sociale nella popolazione più giovane.

Giovane donna e icone social

 

Confronto sociale e senso di inadeguatezza

Non c’è dubbio, uno degli eventi più significativi nella vita della Generazione Z è senz’altro la pandemia. Gli anni dal 2020 fino ad inizio 2022 ci hanno costretto a rivedere totalmente il nostro modo di vivere la socialità e gli strumenti digitali sono stati non ci hanno solo assistito, ma sono diventati quanto mai essenziali. I social si sono sostituiti completamente ai luoghi di aggregazione come locali, piazze, centri commerciali, scuole e università. 

Non è tutto oro quel che luccica purtroppo, e questa polarizzazione della vita sociale vissuta attraverso uno schermo ha estremizzato fenomeni preesistenti come appunto la FOMO. 

Acronimo di “Fear of Missing Out”, può essere tradotta come “paura di rimanere tagliati fuori” o comunque identifica la sensazione di paura nel perdere occasioni, non partecipare a eventi sociali e la costante convinzione di non vivere le migliori esperienze possibili.

Alla FOMO è quindi associata non solo la paura di non essere presenti in un determinato luogo o momento, ma anche la sensazione di star sprecando il proprio tempo. 

Uomo in stato di sconforto

La miriade di contenuti visuali alla quale siamo esposti quotidianamente ci pone davanti a un’altrettanta miriade di scelte possibili su quale ristorante scegliere, quale prodotto acquistare, quale meta scegliere per la nostra vacanza. 

Di fronte a tutte queste possibilità, la FOMO ci impedisce di pianificare serenamente e liberamente anche la più piccola attività come una cena tra amici, lasciandoci nell’incertezza e nella convinzione che ogni nostra scelta non sia mai quella giusta. 

Questo processo che va ad innescarsi si può riassumere in un solo concetto: senso di inadeguatezza. 

Il meccanismo viene messo in atto principalmente a causa del nostro bisogno innato di socialità, da cui poi deriva il confronto sociale, ma è in realtà estremamente dannoso per il nostro benessere e, se prende il sopravvento, può diventare un serio problema. 

La FOMO e la solitudine durante la pandemia

Tornando alla pandemia, uno studio ha indagato gli effetti dell’isolamento sociale forzato causato dal periodo di isolamento, sui sentimenti di solitudine nei giovani adulti, con una particolare attenzione alle interrelazioni tra le app di social networking, le app di messaggistica, la solitudine e la FOMO. 

Lo studio ha coinvolto 334 giovani adulti appartenenti alla Generazione Z di tre diversi paesi (Italia, Argentina, Regno Unito) e ha ottenuto i loro dati sull’uso dello schermo per un periodo di 4 settimane a partire da metà marzo 2020. 

La procedura utilizzata ha permesso di ottenere dati da soggetti che stavano vivendo diversi gradi di isolamento sociale obbligato, e di determinare se l’uso delle app di social networking e di messaggistica aumentasse in funzione dell’isolamento sociale, e di testare i potenziali effetti sui livelli di solitudine.

I risultati hanno mostrato che solo l’uso delle app di social networking è aumentato nella fase iniziale del confinamento in funzione dell’inizio del lockdown. Inoltre, l’uso delle app di social networking era associato a un aumento dei sentimenti di solitudine, e questa relazione era mediata dalla FOMO.

Al contrario invece, l’uso delle app di messaggistica era associato a una diminuzione dei sentimenti di solitudine, e non era correlato alla FOMO.

Questi risultati suggeriscono che la tecnologia può essere utile per mitigare l’impatto della solitudine durante l’isolamento sociale, ma che è necessario promuovere l’uso delle app di messaggistica, piuttosto che delle app di social networking, perché sono direttamente associate a una riduzione della solitudine senza aumentare la FOMO.

Adolescente con smartphone

La FOMO e l’uso dei social media tra la Generazione Z

Un altro studio si è concentrato sull’impatto dei social media sulla FOMO tra i membri della Generazione Z. L’autrice ha rilevato che l’abitudine di usare uno qualsiasi dei social media ha un impatto sulla paura di essere tagliati fuori.

Come possiamo immaginare, l’uso dei social non può essere separato dalla vita della Generazione Z, perciò la FOMO è diventata una delle caratteristiche che la distingue dalle altre generazioni. 

Lo studio ha poi identificato alcuni fattori che influenzano la FOMO tra la Generazione Z, tra cui: il tempo trascorso sui social media, il numero di amici e follower, il confronto sociale, il bisogno di appartenenza, l’autostima, la soddisfazione della vita, il benessere psicologico e la dipendenza dagli stessi social. 

L’autrice ha anche evidenziato alcune conseguenze della FOMO, tra cui: l’ansia, la depressione, l’invidia, la gelosia, la rabbia, la frustrazione, il rimpianto, la procrastinazione, la scarsa qualità del sonno, la scarsa qualità delle relazioni, il consumo eccessivo di alcol e droghe, e il comportamento di acquisto compulsivo.

 

Quest’ultimo punto è particolarmente noto e infatti la FOMO è comunemente usata come leva nel marketing, nell’industria e nello stile di vita, dove la Generazione Z è il soggetto principale.

Lo studio si conclude con alcune raccomandazioni per prevenire o ridurre la FOMO tra la Generazione Z, tra cui: limitare il tempo trascorso sui social media, essere consapevoli dei propri obiettivi e valori, apprezzare le proprie esperienze e relazioni, evitare il confronto sociale, sviluppare l’autostima e la resilienza, cercare il supporto dei propri cari, praticare la gratitudine e la mindfulness, e cercare aiuto professionale se necessario. 

La FOMO e il comportamento di consumo tra la Generazione Z

Troviamo infine un terzo studio che ha esaminato l’impatto della FOMO sul comportamento di consumo di abbigliamento di marca masstige (cioè marche di lusso accessibili) tra i consumatori della Generazione Z.

Lo studio ha utilizzato un modello che postula come il comportamento di acquisto sia determinato dalle intenzioni, che a loro volta sono influenzate dalle credenze personali di ciascuno di noi. Stando a quanto emerso, la FOMO sarebbe una variabile significativa che interagisce con le credenze soggettive per influenzare le intenzioni e il comportamento di acquisto.

I risultati dei test hanno mostrato che la FOMO rafforzava gli effetti positivi delle credenze di utilità del prodotto, di piacere e di espressione di sé, sulle intenzioni e sul comportamento di acquisto.

Queste conclusioni indicano che la FOMO aumenta il desiderio dei consumatori della Generazione Z di acquistare abbigliamento di marca masstige per soddisfare i propri bisogni emotivi e per adeguarsi alle aspettative e alle pressioni sociali.

Donna legata con catena allo smartphone

 

Ansia sociale: l’altro lato oscuro della Generazione Z

A fare compagnia alla FOMO troviamo l’altro terribile nemico dei giovani adulti. L’ansia sociale è una condizione psicologica caratterizzata da una paura eccessiva e persistente delle situazioni sociali, che interferisce con la vita quotidiana di chi ne soffre. Chi ne soffre teme di essere giudicato negativamente dagli altri, di commettere errori o di mostrare segni di ansia, come arrossire, tremare o sudare. 

Questa paura porta a evitare le situazioni sociali, a isolarsi e a perdere opportunità di relazione, lavoro e sviluppo personale. 

L’ansia sociale non è una novità, ma sembra essere, purtroppo, un problema sempre più diffuso tra i giovani della Generazione Z.

Secondo lo studio “The rise of anxiety in the digital age: Generation Z and the normalization of fear” di Jean Twenge, è emerso che i giovani della Generazione Z sono più ansiosi rispetto alle generazioni precedenti. I dati raccolti hanno mostrato che il 40% dei giovani della Generazione Z ha sperimentato ansia o panico nel corso dell’ultimo anno, rispetto al 27% dei Millennials (nati tra il 1981 e il 1996) e al 22% dei Baby Boomer (nati tra il 1946 e il 1964).

Le cause principali di questo aumento dell’ansia sarebbero legate ai cambiamenti sociali e culturali che hanno caratterizzato l’epoca digitale. Tra questi ci sono:

  • La crescente incertezza economica e politica, che genera sensi di insicurezza e vulnerabilità.
  • La pressione per essere sempre connessi, disponibili e performanti sui social media, che crea aspettative irrealistiche e aumenta il confronto sociale. 
  • La sovraesposizione a informazioni negative, violente o catastrofiche, che alimentano la paura e l’ansia.

Twenge sostiene che questi fattori abbiano portato a una normalizzazione della paura tra i giovani della Generazione Z, che si sentono costantemente minacciati e in pericolo. Questo li rende più vulnerabili a sviluppare disturbi d’ansia.

Donna si copre il viso con maglia

Cosa possiamo fare?

Non esistono soluzioni universali per eliminare o gestire fenomeni opprimenti come FOMO e ansia sociale. Esistono però dei comportamenti virtuosi che potremmo provare a mettere in atto. Potremmo cominciare promuovendo un uso consapevole del digitale e dei social media, tenendo a mente che si tratta di spazi virtuali in cui tutto quello che accade è ben distante dalla realtà. 

È altrettanto importante circondarsi di relazioni sociali sane e basate su fiducia, rispetto e condivisione, cercando di essere sempre curiosi e aperti alle nuove opportunità. Infine, come ricordiamo sempre, in caso di necessità non c’è da vergognarsi nel chiedere aiuto a un professionista.

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