Donne, calcio e pregiudizi

Il movimento del calcio femminile, che sembrava dover essere relegato per sempre ad un ruolo secondario rispetto al calcio maschile, sta pian piano emergendo con forza.

Nonostante le difficoltà, le atlete e i massimi esponenti del movimento stanno superando con tenacia le sfide e i pregiudizi dimostrando a tutti come con determinazione e passione si possono rompere gli stereotipi.

Donne calciatrici mentre fanno allenamento di calcio

Come è nato il calcio femminile?

Nel lontano 1894 in Inghilterra, durante la seconda rivoluzione industriale, un gruppo di donne, impiegate in una fabbrica di locomotive, decise di creare quella che sarebbe diventata la prima squadra femminile della storia: la Dick, Kerr’s Ladies Football Club.

La prima partita di calcio femminile di cui si ha testimonianza, si svolse il 26 dicembre del 1920, dove le Kerr’s Ladies affrontarono la St. Helen’s Ladies FC davanti a quasi 50mila spettatori. Fu un grande successo.

Il calcio femminile arriva in Italia subito dopo. 

Nel 1933, a Milano, un gruppo di donne fonda il “Gruppo Femminile Calcistico”.

Il gruppo chiede e ottiene l’autorizzazione dalla FIGC per poter disputare le gare.

 

Il calcio femminile e i pregiudizi

Il movimento del calcio femminile combatte da sempre contro ostacoli, difficoltà e pregiudizi che ancora sussistono.

La Dick, Kerr’s Ladies FC aveva fatto da apripista e sulla sua scia stavano nascendo sempre più squadre formate da sole donne, il movimento stava crescendo.

Crescita interrotta nel 1921, quando la Football Association Inglese decise di vietare alle squadre femminili di giocare sui campi federali. 

Una vera ingiustizia, un vero e proprio boicottaggio al movimento, figlio della visione del ruolo della donna all’epoca.

Per il “Gruppo Femminile Calcistico” di Milano le cose andarono peggio. 

Dopo soli pochi mesi fu boicottato dalle resistenze sociali e dal regime fascista del tempo.

Regime che impose alle atlete di virare verso altri sport, dove non era presente il contatto fisico, come il basket o l’atletica.

Tuttora il movimento calcistico femminile viene visto con scetticismo da una buona parte delle persone che non lo ritengono all’altezza del calcio maschile.

 

La crescita del calcio femminile

Gli ostacoli, i boicottaggi e i pregiudizi non sono bastati a fermare la crescita del calcio femminile.

Dopo anni di battaglia e di lotta nel 1968 in Italia ha inizio il primo campionato femminile della storia, che sarà vinto dal Genoa.

Da qui in poi inizia l’ascesa

Con fatica, lottando contro gli stereotipi e le resistenze sociali il movimento calcistico femminile inizia a ottenere una conquista dopo l’altra.

Nel 1986, in Italia, il calcio femminile viene finalmente riconosciuto dalla FIGC come torneo dilettantistico.

Nel 1991 vengono disputati i primi mondiali di calcio femminili, vinti dagli USA.

Dal 2022 in Italia le calciatrici di Serie A sono riconosciute come atlete professioniste.

Secondo i dati della FIGC, vediamo come sta crescendo il movimento calcistico femminile in Italia.

Grafico con dati della crescita del calcio femminile in Italia

Il grafico mostra l’aumento del numero di atlete tesserate dalla FIGC.

Questo dimostra come questo movimento stia prendendo sempre più piede grazie alla tenacia di chi ne fa parte. I vari tentativi di boicottaggio e i pregiudizi non hanno fermato fermato l’ascesa del calcio femminile, l’hanno solamente rallentata.

 

Opportunità nel calcio femminile

Nel 2021 il valore commerciale del calcio femminile italiano era di 6,6 milioni di euro.

Secondo un’analisi UEFA, l’organo che governa il calcio europeo, nel 2033 il valore commerciale del calcio femminile italiano arriverà a toccare i 46,7 milioni di euro.

Questa continua crescita creerà un elevata richiesta di calciatrici, dirigenti, e personale qualificato.

Il calcio femminile, nonostante gli scettici, è un movimento che crea e che continuerà a creare valore, formando sempre più nuovi posti di lavoro, con stipendi sempre più alti.

Infatti nel 2022 le atlete di Serie A italiana hanno stipulato un accordo con l’AIC e l’AIAC

L’accordo prevede uno stipendio minimo per le atlete professioniste, che varia da un minimo di 14.397 euro per le atlete dai 16 anni, fino ad arrivare ad un minimo di 26.664 euro per le atlete dai 24 anni in su.

Su questo c’è ancora disparità rispetto al calcio maschile, dove infatti lo stipendio minimo per un atleta dai 16 anni è di 22.959,35 euro, mentre per un atleta dai 24 anni in su è di 45.917,63 euro. 

Raggiungere la parità salariale sarà sicuramente l’ultima delle sfide che il calcio femminile dovrà affrontare, e la affronterà come sempre, con tenacia e determinazione.

 

Storie di calcio femminile

Nella storia sono diverse le calciatrici che grazie al calcio femminile hanno migliorato la loro condizione sociale e sono diventate simboli per intere generazioni grazie anche al loro carisma.

Ci sono delle calciatrici che fanno parlare di sé per ciò che fanno sul campo da gioco, per il loro impegno sociale e per la loro personalità. 

Se c’è stata una calciatrice che ha racchiuso tutto questo è sicuramente Megan Rapinoe.

Megan Rapinoe è un ex calciatrice, ritirata nel 2023, è stata la capitana della nazionale degli USA e tra le altre cose vanta:

  • Due Coppe del Mondo, 
  • Una Scarpa d’oro del campionato mondiale, 
  • Un The Best FIFA Women’s Player
  • Un Pallone d’oro femminile

Pur avendo un Palmares sportivo invidiabile, Megan Rapinoe è diventata un’icona anche per ciò che è e ciò che fa fuori dal campo.

Megan infatti è famosa per il suo attivismo sociale. La sua è continua lotta verso la parità di genere nello sport e verso l’uguaglianza dei diritti della comunità LGBTQ+ e lo fa a gran voce.

 

Cosa ha fatto Megan Rapinoe

Megan Rapinoe nasce il 5 luglio 1985 a Redding, in California, negli Stati Uniti.

Nata in una famiglia di sportivi, la sua infanzia non è stata semplicissima soprattutto per via della condizione del fratello Brian in lotta contro la tossicodipendenza, mentre con la sorella ha condiviso la passione per il calcio. Nel corso della sua vita, ha sviluppato una forza di resilienza e una forte determinazione che l’hanno resa quello che è oggi: un’icona mondiale, punto di riferimento della comunità LGBTQ+ e della giustizia razziale.

Nel 2016 è diventata la prima atleta bianca a inginocchiarsi durante l’esecuzione dell’inno nazionale per protestare contro il razzismo e la brutalità della polizia nei confronti degli afroamericani.

Megan Rapinoe, nel 2019, insieme ad altre compagne di nazionale, ha citato in giudizio la Federazione di Calcio degli Stati Uniti.

L’accusa era la discriminazione di genere. La squadra femminile chiedeva un compenso pari a quello della squadra maschile di calcio degli Stati Uniti; nel 2021 è uscito un documentario sulla causa legale, intitolato “LFG”. 

L’anno successivo è stata raggiunta un’intesa nella causa legale: le giocatrici avrebbero ricevuto 24 milioni di dollari, e la federazione ha promesso parità di stipendio per le squadre maschili e femminili agli eventi futuri.

Megan Rapinoe grazie al calcio femminile ha raggiunto una popolarità enorme e ha utilizzato questa popolarità per promuovere diverse cause sociali e diventare un’icona a livello mondiale.

Il movimento calcistico femminile ha trovato molti ostacoli lungo il suo cammino. Molti sono stati superati, molti si stanno combattendo, molti altri ne arriveranno. Adesso il movimento ha le spalle grosse per affrontare qualsiasi difficoltà.

E grazie a personaggi come Megan Rapinoe la voce del calcio femminile è e sarà sempre più forte.

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