Cosa lo sport può insegnare a un’azienda

La mentalità dello sportivo è inequivocabile: disciplinato, resistente, ottimista, visionario, pragmatico.

È proiettato nel futuro dei suoi obiettivi ed è allo stesso momento totalmente concentrato sul presente.

Lo spirito di sacrificio con il quale vive e l’adattamento della quotidianità alla propria routine caratterizza tutta la sua esistenza.

Talvolta ossessionato, tutte le sue abitudini ruotano intorno alla pratica, giorno dopo giorno, per anni.

Quali sono le caratteristiche e i punti di intersezione tra la prestazione sportiva e quella aziendale?

Perché un manager può imparare da un atleta e viceversa?

Queste due figure applicano nella propria vita dei meccanismi ancestrali, come l’istinto a primeggiare o al dominio ma evolutivamente più avanzati, che tengono conto cioè di tutto il lavoro necessario a esprimere la propria competitività, inclusa l’accettazione della sconfitta, la cedevolezza e la resilienza.

Tutto si traduce nel raggiungimento dell’obiettivo, che solo raramente, è economico.

Strategia contro tattica: la differenza

Circa 2.500 anni fa, Sun Tzu scrisse “L’arte della guerra”.

In esso, affermò: “La strategia senza tattica è la via più lenta per la vittoria. La tattica senza strategia è il rumore prima della sconfitta”. Tattica e strategia non sono in contrasto tra loro: sono nella stessa squadra e lo sono da secoli.

La strategia definisce gli obiettivi a lungo termine e la pianificazione per raggiungerli, dà infatti il percorso necessario per raggiungere la missione.

Le tattiche sono più concrete e si esprimono in passi più piccoli e un periodo di tempo più breve lungo il percorso.

Una strategia solida riflette i valori fondamentali di un’organizzazione, di un’azienda o di una persona nella sua interezza.

Quando si crea una strategia, ci si concentra sul risultato finale desiderato e sarà la base di tutte le attività e di tutti i passaggi intermedi necessari a raggiungerlo.

Una buona tattica ha lo scopo chiaro di aiutare la strategia, si articola in un intervallo finito, durante cui le attività specifiche sono completate e i loro impatti possono essere misurati.

Nel complesso, la regola generale per capire la differenza tra strategia e tattica è: “Pensa in modo strategico, agisci in modo tattico”.

La strategia si basa su un’ampia ricerca, pianificazione e riflessione interna. È una visione a lungo termine, mentre le tattiche sono azioni a breve termine.

È molto più facile adattare le tattiche per correggere la rotta piuttosto che revisionare la strategia.

Andare oltre le dimensioni

Gli sport, soprattutto le discipline lottatorie, insegnano che una corporatura imponente e l’uso della forza, a lungo andare mostrano i propri limiti.

Lo studio della tecnica infatti, viene in soccorso in molti casi all’iniziale senso di impotenza che un individuo più esile può percepire.

Allo stesso modo, dei competitor aziendali che si impongono sul mercato o si ritagliano dei grandi spazi all’interno di un certo contesto possono destare un sentimento di inarrivabilità, anche se si sono verificati molti casi, in cui imprenditori di successo sono partiti con attività di “piccole dimensioni” che si sono accresciute perché hanno saputo puntare su caratteristiche innovative o perché hanno riempito il vuoto di servizi non offerti dai propri rivali.

È questo il caso di tutti coloro che hanno fornito un’offerta digitale o hanno rivoluzionato il modo di fare il commercio virtuale, in un’epoca in cui questi erano ancora lidi inesplorati.

Una mentalità che si dedica alla costruzione di qualcosa basata sulla propria misura piuttosto che su quella di un colosso già esistente, si rivela quasi sempre vincente.

La differenza tra conoscenza e competenza

È risaputo: aver capito una cosa, non è sinonimo di saperla fare.

Aver visto un movimento, assistere a una lezione, allenare delle sequenze in ambito sportivo porta a una padronanza solo dopo anni di pratica.

Il divario tra la conoscenza e la competenza è uno dei grandi temi che tutti gli enti di formazione più o meno istituzionali si trovano ad affrontare, quando si rapportano a un individuo molto formato, che non ha fatto esperienza di tutto il bagaglio che ha appreso.

Esattamente come nello sport, la grande sfida si rivela quella di dedicarsi all’applicazione della proprio preparazione per poterla rendere fruttuosa.

In molti casi, è mancato un approccio funzionale all’istruzione, che negli ultimi anni ha prodotto studenti molto eruditi sulla teoria e affatto pronti all’uso in ambito lavorativo di tutta una serie di competenze, anche semplici, che sono state invece imparate successivamente.

Trovare un equilibrio e riscoprire l’utilità di un percorso formativo, sarà il grande obiettivo di tutto il sistema educativo.

L’importanza degli altri, nel bene e nel male

La capacità di lavorare in team, non è solo una voce da far risplendere sul proprio curriculum.

Comprendere a fondo che senza gli altri, un individuo solo, può percorrere una strada limitata è una delle chiavi per tornare a relazionarsi in maniera più empatica tanto con i propri colleghi, quanto con i propri rivali.

Come i compagni di allenamento sono fondamentali per la propria progressione, anche il team è un’entità che va nutrita e supportata nella quotidianità, attraverso la comunicazione e la lealtà.

Sono moltissimi i casi in cui grandi aziende hanno migliorato la propria offerta o i propri servizi in maniera esponenziale, perché avevano semplicemente qualcuno da superare.

Battaglie a colpi di marketing, tecnologie all’avanguardia e un irrefrenabile istinto a migliorarsi hanno generato esperienze per aziende e consumatori senza pari; proprio come un atleta che vede nel suo avversario l’istinto competitivo e sano a non demordere fin quando una resa dei conti non sarà veramente terminata.

Mercedes e BMW hanno passato molti anni a rincorrersi nell’applicazione di nuove tecnologie, per arrivare alla fine, quasi ad essersi grate l’una verso l’altra per l’incredibile lavoro svolto, momento che è stato celebrato con un suggestivo spot.

La vera sfida è sempre contro se stessi

Per quanto scontato possa sembrare e per quanto essenziali siano gli altri per avere un termine di confronto nel proprio lavoro o nella propria disciplina, la sfida più grande rimane quella dello specchio.

Non è raro che emergano meccanismi sabotatori e nonostante gli altri siano essenziali, superare se stessi è l’unica vera sfida a cui ogni individuo deve sottoporsi.

Porsche ha spiegato molto bene questo concetto attraverso lo spot “Compete”, che vede tre tra i migliori atleti della storia misurarsi con se stessi, per esprimere che l’unico veicolo migliore di una 911, può essere solamente una 911.

Performare anche se non si è nelle condizioni migliori

Le circostanze della vita in cui ci si trova al massimo delle proprie condizioni sono molto rare.

Situazioni imprevedibili si susseguono ogni giorno e nonostante questo, il corso degli eventi non può essere interrotto per aspettare che una condizione avversa passi o smetta di essere particolarmente dannosa.

Gli ultimi tempi sono stati la reale dimostrazione di questo: meccanismi globali, che hanno interessato tutti i continenti hanno cambiato il modo di fare affari e di relazionarsi con altri esseri umani con un chiaro promemoria riguardo la precarietà di equilibri che si consideravano imperturbabili.

Essere performanti nei periodi di crisi, ricorda un atleta che prosegue il proprio allenamento con un infortunio a carico: rivede le proprie modalità, cambia il suo approccio e adatta la propria preziosissima routine alle nuove condizioni che si sono create.

In poche parole, semplicemente, si adatta.

L’emergenza sanitaria ha sfidato molte aziende a proseguire il proprio percorso in modalità mai esplorate e sebbene queste non siano le migliori, mettono ogni imprenditore nella condizione di fare ciò che può, con quello che ha, al meglio delle proprie possibilità.

In questi tempi, Nike ha prodotto uno spot sull’importanza di accettare la sconfitta, per poter ripartire.

La concentrazione sul presente

L’atleta e il manager vivono di futuro.

Esistono solo perché ci sono obiettivi da realizzare e destinazioni da raggiungere; entrambi sanno infatti che un minimo progresso è migliore della stasi e su queste fondamenta costruiscono l’edificio della propria realizzazione.

Anche se la prospettiva è così irrinunciabile, è solo nel presente che si compiono i passi del cammino che porta a quei traguardi.

La costanza, la disciplina, lo studio sono abitudini senza le quali sarebbe impossibile pensare a un progetto.

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